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RASSEGNA STAMPA

"Da quando è nata, la compagnia non fa altro che allargare il suo pubblico…
da fenomeno di culto di periferia a protagoniste della notte underground milanese.
Senza perdere l’ironia."
La Repubblica

QUEEN LEAR
Gli attori-performer-cantanti-ballerini del gruppo delle Nina’s sono precisi in ogni particolare, capaci di entrare ed uscire dai personaggi e dal secolo per renderci complici.
Maurizio Porro, Cultweek

Sapida, geniale, pantagruelica abbuffata di teatro.
Paolantonio Paganini, Lo Spettacoliere

Una grande ricerca artistica: Queen Lear è infatti un caleidoscopio di stili, linguaggi, registri. (…) Tutto si intreccia, con rispetto, senza prevaricazioni, dando vita ad un nuovo linguaggio molto potente. Un arabesco infinito e corale di gesti, parole, canzoni, musica ed immagini. (…) Perchè la loro poetica, che nasce da percezioni e espressioni spontanee, è cosi potente da risvegliare in noi un senso sopito di meraviglia, di stupore. Regalano insomma, un bagno di fanciullezza.
Raffaella Roversi, 2righe.it

Una prova di alto livello per tutti gli attori, perfetti e virtuosi in un meccanismo complesso e variegato di movimenti ed espressioni. (…)
Uno spettacolo assolutamente da non perdere, diverso, vero, intenso, che fa sorridere, ridere, commuovere e che porta un messaggio universale che di questi tempi si dà sempre troppo per scontato: ama finché sei in tempo.
Vittoria colli, Cosmopeople

Queen LeaR (…) è un tributo alla nostra tradizione teatrale, cinematografica e musicale, con citazioni da “Rigoletto” come dal repertorio dei generi pop ed elettronico fino alla declamazione rap.
È un’acuta e sensibile riflessione su temi di grande attualità. Ma è anche e soprattutto un’eccellente prova attoriale.
Lorena Vallieri, Corriere Spettacolo

Queen LeaR tocca le nostre corde più profonde che, nel bene o nel male, ci rendono semplicemente ed inevitabilmente umani.
Michele D’Ambrosio e Leonardo Favilli, Gufetto.press

VEDI ALLA VOCE ALMA
Spettacolo originale, provocatorio, di alto livello.
★★★★ Eddie Harrison, The List

 Alma, A Human Voice è diverso da qualsiasi cosa abbia mai visto.
Le Nina’s Drag Queens sono da tenere d’occhio.
★★★★ Greta April, Arthur’s Seat

Una disamina turbolenta e sconcertante sull’amore, sulla perdita, e sulla rapidità con la quale possiamo precipitare nel più totale disorientamento.
★★★ Kirstyn Smith, Marbles Mag

Lorenzo Piccolo offre immagini eloquenti di una figura maschile che si allontana completamente dalla mascolinità stereotipata. (…) 
Alma è visivamente vivido e ricco di un profondo senso di liberazione dai lacci di una mascolinità che preferisce non provare nulla piuttosto che rischiare il dolore dell’eroina di Cocteau, e che crede che una donna che vive e respira possa in qualche modo essere sostituita da una bambola.
★★★ Joyce McMillan, The Scotsman

Sono felice di ciò che vedo: un’esplorazione intelligente e ben realizzata dei topos della “donna vittima d’amore” e della “donna musa”. 
Dorothy Max Prior, Total Theatre

Lorenzo crea momenti di sospensione statuaria che tolgono il respiro.
(…) Un fantastico pezzo di teatro.
Brian Butler, Gscene

Immagini visive e sonore commoventi. (…) Tenero e sensibile.
Caitlin A Kearney, The Skinny

 Uno spettacolo in cui l’ironia compete con l’estetica.
Tom Wicker, Fest

(Le precedenti recensioni si riferiscono alla partecipazione al Fringe Festival di Edimburgo 2018 con la versione inglese, dello spettacolo, Alma, a Human Voice)

Sorpresa! Le Nina’s Drag Queens ci hanno abituato a eccessi di ogni genere, costumi vistosissimi, trucchi esasperati, tacchi vertiginosi e invece in questo monologo tutto è misurato, composto, ironico, deliziosamente ammiccante. Lorenzo Piccolo, senza trucco, con la sua faccia da bravo ragazzo della porta accanto, racconta le due tragicissime storie con incantevole umorismo, usando con grazia pochi strumenti da drag queen, con una leggerezza, una vivacità, una scioltezza ammirevoli. Poco più di un’ora di autentico godimento.
Fausto Malcovati, Hystrio

Le Nina’s Drag Queens mettono in scena un personaggio che incarna la quintessenza della solitudine femminile.
Arianna Bianchi, Blog IT

Non mancano bravura interpretativa, adattamento drammaturgico, felici tradimenti del testo, indovinate scorribande poetiche intorno all’opera con playback esilaranti e tecnicamente perfetti. (…) Vien voglia di vedere almeno un’altra ora e mezzo di spettacolo.
Martina Parenti, Lo Sguardo di Arlecchino

Il pregio di Vedi alla voce Alma sta proprio nel lavoro sulla maschera teatrale e nella capacità trasformista di Lorenzo Piccolo che con molta disinvoltura entra-si trasforma-ed-esce dai vari “personaggi”
superando, pur contenendola, la questione di genere.
Valentina Sorte, PAC

Il pubblico ride e si lascia trasportare da una metodologia di lavoro e di interpretazione che è diventato un vero e proprio stile delle Nina’s, fatto di silenzi, – vedi la rituale preparazione della scena iniziale – e di ammiccamenti concepiti come controparti, – vedi i travestimenti – il tutto con perfetta professionalità e con tanta purezza scenica.
Andrea Bisicchia, Lo Spettacoliere

Uno spettacolo che può forse essere considerato una vera e propria interrogazione all’occhio dello spettatore: (…)
Vedi alla voce Alma si pone come invito ad accorgersi di come incontriamo il mondo mediante il parziale e privilegiato osservatorio costituito dalle sue (rap)presentazioni sceniche. Chapeau.
Michele Pascarella, Gagarin Magazine

DRAGPENNYOPERA
Con un tocco di impertinenza, potremmo dire che dopo Brecht/Weill ci sono le Nina’s Drag Queens. DragPennyOpera è un ludico, ma non troppo, remake della settecentesca Beggar’s Opera di John Gay. Non una parodia in chiave queer, ma, come già nel Giardino delle ciliegie, un interessante corto circuito tra estetica camp e codici teatrali, attore e maschera. (…)

Hanno corpi sfrontati che si (tra)vestono con parrucche, tacchi e colli di pelliccia, su una scena a vista con incursioni in platea sul filo del gioco e dell’emozione impudente. Al playback di rigore drag con coreografie e musiche azzeccate (Guarda che luna di Petra Magoni eseguita sotto il patibolo è un colpo da maestre) alternano interpretazioni live (da citare Stefano Orlandi con Grande grande grande), mentre la drammaturgia di Lorenzo Piccolo ricama tra parole, citazioni e canzoni, Brecht, Anna Magnani e Monica Vitti. Non più Francesco Micheli, ma Sax Nicosia alla regia, che spinge sui contrasti. (…)
Ironico, buffo, con un fondo di malinconia. (…) Non si può non amarle.
Sara Chiappori, La Repubblica


Le Nina’s sorprendono da subito con la loro coralità. (…)
Si inseguono in un trascinante labirinto di ipocrisie, incanti, amicizie, ironie, umane bestialità, parodie, amori, morte. (…)
Complici i meravigliosi costumi ‘parlanti’ di Gianluca Falaschi, le donne raccontano se stesse e fanno vivere Macheath nelle loro parole. (…)
Le luci di cinque cappi illuminano altre possibili verità e fanno sorgere il dubbio che Macheath, in un rocambolesco gioco di specchi,
abbia i volti di Peachum, Polly, Lucy, Tigra, Jenny.
Raffaella Viccei – Stratagemmi


Lo spettacolo, benché scenograficamente misurato, è sontuoso, muscolare, coinvolgente. Gli attori si tramutano agilmente da scintillanti drag su tacchi a spillo a servi di scena fetish, figure del paesaggio, a volte ombre che fanno da contrappunto alla recitazione degli altri. È un cambio di fisicità e di peso fondamentale, che crea in chi guarda l’incapacità di determinare quante figure siano effettivamente presenti. (…) Questo mondo magico e basso risuona nell’inconscio dello spettatore, cioè quello spazio profondo che ha a che fare col gioco, il paradosso, il travestimento e una certa dose di spietatezza. (…)

Il teatro drag è un teatro alchemico. Col tono dello scherzo, del cinismo cosparso di paillettes si possono dire le cose più provocatorie. Le più vere, forse. Senza che questo diventi lezione. Infatti, ammonisce la Signora Peachum: «La verità … ma chi ci crede? Abbiamo bisogno della rappresentazione».
Elena Cattaneo, Sulromanzo.it


Con Dragpenny finalmente la “questione drag” diventa e torna ad essere, come giustamente forse deve, un mezzo. Uno dei tanti mezzi da esplorare da parte del gruppo di ricerca sul teatro. Certo, quello ancora dominante, la cifra di continuità con quello che finora è stato. Ma già la presenza dei camerini in scena smaschera il gioco e lo trasforma in occorrenza metateatrale.
Renzo Francabandera, Paneacquaculture.net


La scelta di affidare alle Drag Queen la scena è pionieristico, almeno in Italia. Non si tratta della scena in sé, in cui della presenza drag pullula l’avanspettacolo nazionalpopolare, quanto piuttosto del riuscitissimo tentativo di rendere la Drag un’attrice a tutto tondo, drammatica e comica, surreale e grottesca con potenzialità che nessun attore potrebbe mai incarnare. La Drag diventa la nuova maschera greca, del teatro antico porta l’atto semplificatorio-sintetico da un lato e artisticamente straniante rispetto alla realtà dall’altro. (…) La regia di Sax Nicosia – invero assai onirica e validamente evocativa – immagina una scena scarna che si riempie di cappi e forche. Essi trasmutano il loro significato di continuo, in una fusione di spazi, situazioni, significati stratificata di livello.

E non solo la scena è un continuo mutar di genere e forma, anche i personaggi sono di siffatta specie. Amore e tradimento vanno a braccetto, denaro e gratuità, dedizione cieca all’amore e morte inscenata. L’uomo, quello di cui sono tutte innamorate, latita. (…) Il colpo di teatro sta nel non mostracelo mai in carne e ossa. (…) Una nota a parte meritano gli attori. Alessio Calciolari (Lucy Lockit), Gianluca Di Lauro (Jenny Diver), Stefano Orlandi (Tigra Lockit), Lorenzo Piccolo (Norma Peachum), Ulisse Romanò (Polly Peachum) sono un concentrato di talento, convincenti attori, navigati caratteristi, abili nelle sterzate improvvise dal tragico al tragicomico come solo a una Drag si concede.
Daniele Stefanoni, Dramma.it

IL GIARDINO DELLE CILIEGIE
Basta con i piagnistei. Oggi finalmente Cechov fa ridere. Un Cechov,
certo, come non lo avete mai visto, quasi una scoperta. Dunque evviva
queste superlative drag queens
, guidate da Francesco Micheli, che
hanno trasformato “i ciliegi” nelle “ciliegie”: solo personaggi femminili
[…] Magnifiche, gustosissime ciliegie. Replicare, please.”
Fausto Malcovati, Hystrio

Grottesco, leggero, melodrammatico è il Checov delle Nina’s Drag Queens.
Sara Chiappori, Repubblica

Le Drag in gioco di squadra costruiscono un universo a parte dove
anche le utopie di Cechov trovano spazio […] grazie alla “smisurata
misura” della regia di Francesco Micheli. Trionfo: le rivedremo presto.
Maurizio Porro, Corriere della Sera

Cinte di petali, fragili e solidi testimoni di una bellezza tramontata, le
Nina’s Drag Queens sono un corpo unico, puntuale, espressivo,
ingranaggi di un meccanismo scenico impeccabile
. (…) Un impasto di
tecniche e linguaggi sapiente, cucito attorno ad un montaggio
drammaturgico limpido e intelligente.
Paolo Schiavi , La Libertà

Qui potete ascoltare un servizio sul post-spettacolo del “Giardino delle ciliegie” a Belluno: impressioni degli spettatori all’uscita e incontro sul palco con le Nina’s intervistate da Rajeev Badhan.
A cura di Guido Beretta, RadioBelluno, 4 Maggio 2018